Consulto tramite il libro sibillino

La Sibilla  

è una figura esistita storicamente, ma presente nella mitologia greca e in quella romana. 

Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente. Uno dei più famosi responsi di una sibilla latina è la frase “ Ibis redibis non morieris in bello”. 
Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali. Il perdurare della loro presenza dà risposte, nel mondo classico, al perdurare di domande alle quali i riti e i culti "diurni" in onore degli dei del Pantheon patriarcale sia romano che greco, non sapevano dare risposte. 
La sacerdotessa cumana è certo una delle figure piu' affascinanti e di lunga durata dell'antichità. Nella mediazione ebraica si interpretava la Sibilla come annuncio della fine della Roma imperiale. Nei suoi scritti Platone ne cita solo una, anche se in seguito le sibille divennero una trentina. Virgilio descrive nel VI libro dell'Eneide, l'aspetto tremendo della Sibilla quando, invasata e squassata dalla potenza di Apollo, risponde alle domande poste da Enea, giunto all’ antro cumano per interrogarla e al quale essa spalanca le porte dell'Ade. Già nel VI secolo a.C. era noto lo speciale rapporto che legava la Sibilla di Cuma alla Roma monarchica, la sacerdotessa infatti si recò personalmente dal re Tarquino Prisco per offrigli una raccolta di oracoli redatti  su foglie di palma in esamitri greci, che solo dopo ripetute esitazioni  vennero acquistati dal re. 
I libri sibillini principalmente vennero gelosamente conservati nel tempio di Giove Capitolino e poi vennero trasferiti in età augustea nel tempio d'Apollo sul Palatino, dove potevano essere consultati soltanto in occasioni di estrema gravità da un preposto ordine sacerdotale. 

In origine Sibilla  era un nome proprio di persona, da nome proprio, col tempo "Sibilla" è diventata una definizione, un epiteto, passando a designare un tipo particolare di profetessa. Ciò avvenne in seguito al sorgere in diversi luoghi sacri di santuari nei quali venivano proferiti degli oracoli, ed al parallelo fiorire di raccolte di profezie. Così all'originario nome proprio di Sibylla fu necessario aggiungerne un altro (che divenne quello geografico della località interessata) che permetteva di distinguerle l'una dall'altra. 
Nella maggioranza dei casi i nomi delle sibille sono nomi geografici (se ne contano per quelle di epoca greco-romana circa 30). Ma poiché nell'immaginazione degli antichi qualche sibilla - a causa della sua longevità millenaria - passava da un luogo all'altro per soggiornarvi lunghi periodi, ogni volta venendo chiamata con un nuovo nome geografico benché fosse sempre la stessa persona, essi sentirono il bisogno di ridare un nome proprio alle sibille più conosciute.








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